Amore al circolo anziani
una chiacchierata con gli anziani del Circolo “L’Incontro”
Innamoramento e Amore, un binomio antico quanto l’uomo.
L’innamoramento è quel periodo durante il quale una persona, attratta da tutta una serie di elementi: fisici, psicologici, culturali e, come è stato scoperto di recente, favorito da sostanze chimiche prodotte dal nostro organismo, che agendo sul cervello stimolano attrazione e simpatia verso l’altra persona.
L’Amore, invece, è il sentimento che lega due persone che, attratte dall’innamoramento, si sono incontrate, lo hanno verificato, lo hanno consolidato ed approfondito; quindi non solo condiviso ma anche verificato.
Dicono questi versi della poesia provenzale:
Amor è un[o] desio che ven da' core
per abondanza di gran piacimento;
e li OCCHI in prima genera[n] l'amore
e lo core li dа nutricamento.
La verifica appartiene a quel periodo in cui la coppia si dice fidanzata.
Questo, almeno, è l’Amore inteso tra due uomini: intendo dire di un maschio ed una femmina, coppia naturale creata per la continuazione della specie animale ed anche della flora, facendo salve alcune eccezioni tra le piante e una o due nel mondo faunistico, per lo più della famiglia dei pesci.
Spesso il semplice innamoramento viene chiamato Amore; niente di più sbagliato, perché l’amore come ho detto è molto di più.
Adamo ed Eva, secondo la tradizione biblica, sono stati i primi due innamorati, i primi due esseri viventi che hanno conosciuto l’Amore.
A partire da questa coppia, l’amore rappresenta il sentimento più forte che unisce un uomo e una donna.
Ma l’amore ha generato anche il suo contrario l’odio e quest’ultimo guerre, gelosie e delitti. Omero racconta nel grande poema L’Iliade della guerra scoppiata tra Greci e Troiani; mentre storie di gelosie ne è piena la letteratura, qui per semplicità posso ricordare quello di Otello e Desdemona, povera fanciulla che è vittima di Jago, il quale per soddisfare le sue ambizioni costruisce tutta una macchinazione per mettere Otello contro la sua amata; di delitti non ne parliamo proprio quanti sono derivati dall’amore o per questioni d’nore e, qui, voglio ricordarvi quello commesso in Isernia 50 anni fa ad opera di una certa Flora,professoressa di San Severo sedotta e abbandonata, che eliminò con tre colpi di pistola un avvocato di Isernia. Proprio all’uscita dal Tribunale, il cui processo fu celebrato a Campobasso e fu molto seguito, da cui la ragazza ne uscì come una eroina, avendo riscattato “l’onore”.
Ma lo stesso Omero ha descritto l’amore fedele di Penelope a Ulisse, l’amore tenero tra Ettore e Andromaca, l’amore fraterno tra Achille e Patroclo.
Anche i poeti latini parlarono e cantarono l’amore nelle varie sfaccettature, come il poeta latino Ovidio, che nella sua opera Le Metamorfosi ha descritto molte vicende d’amore, tra cui l’amore mancato tra Dafne e Apollo.
Virgilio ci ha parlato dell’amore tra Didone ed Enea.
La prima donna a scrivere poesie d’amore fu Saffo, prima poetessa della storia, che molte ne ha scritte di poesie amorose, giunte fino a noi.
Molti sono stati anche gli amori finiti tragicamente come quello tra Didone e Enea, Achille e Polissena, Tristano e Isotta.
E facendo un salto di molti anni ci soffermiamo, per un attimo, al Medio Evo, alla poesia cavalleresca e al tardo Medio evo, dando un’occhiata a quel periodo storico letterario che nato dal Guinizelli arruola, se così mi è consentito dire, grandi voci tra i protagonisti principali come Guido Cavalcanti, Francesco Petrarca ed il Grande Dante Alighieri: il Dolce Stil Novo.
In questo periodo la donna è tenuta in grande considerazione nel cuore degli uomini e rappresenta il mezzo attraverso il quale l’uomo giunge all’amore.
La figura femminile, infatti, è al centro di tale poetica e ne è quindi protagonista insieme all'amore,sublime sentimento.
Iniziatore del nuovo stile fu il poeta bolognese Guido Guinizelli, che nella celebre canzone "Al cor gentil repara sempre amore" definì quelli che sarebbero stati i canoni della nuova scuola: anzitutto, in un'Italia centrosettentrionale che evolveva in senso cittadino e borghese (fu questa l'età dei Comuni), il concetto della nobiltà come dote spirituale piuttosto che come fatto ereditario e lo stretto rapporto fra la nobiltà (intesa come "gentilezza" d'animo) e la capacità di amare; in secondo luogo l'immagine della donna come angelo, in grado di purificare l'anima dell'amante e di condurlo dal peccato alla beatitudine celeste, che se vogliamo, in un certo senso è giunta fino alla nostra generazione.
Scrive il Guinizelli:
Al cor gentil repara sempre amore
Com’a la selva augello ‘n la verdura,
né fe’ amore anzi che gentil core,
né gentil core anzi ch’amor natura;
ch’adesso com fo’ lucentene fo’ avanti ‘l sole;
e prende amore ‘n gentilezza loco
così propriamente
como calore ‘n clarità di foco.
Foco d’amore ‘n gentil cor s’aprende
Como vertute ‘n petra preziosa:
ché da la stella valor no i discende,
anzo che ‘l sol
la faccia gentil cosa; ecc
Questi concetti ricevettero un approfondimento sia dal punto di vista filosofico sia da quello psicologico, che dava conto con precisione, tra l'altro, degli effetti di Amore sull'anima dell'innamorato.
Qui troviamo Dante Alighieri, il quale all’Amore ha dedicato tutta un’opera “La Divina Commedia”, sì perché la Divina Commedia è un’opera tutta intessuta sul tema dell’amore: da quello terreno sotto gli aspetti più umani ( Paolo e Francesca, Canto V) a quello celestiale a cui arriverà attraverso la sua donna Beatrice, che sarà il mezzo ed il fine per raggiungere il Divino Amore, l’Amore vero, Amore grande che si fa Caritas.
“Nel dare e sol nel dare è il vero amore” dice il poeta. Ma, poi riprenderemo il discorso, se ce ne sarà tempo, poiché mia intenzione è anche quella di leggervi qualche verso.
Di Dante voglio leggervi questa sua bella poesia :
Tanto gentile e tanto onesta pare
La donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogni lingua deven tremando muta,
e li occhi non largiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core
che ‘ntender no la può chi no la prova:
e par che la sua labbia si mova
un spirto soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
Sentite quanta dolcezza, quale soavità sprigionano questi versi d’amore!
Oggi il mondo cristiano festeggia San Valentino, protettore degli INNAMORATI.
Quando ero un ragazzetto sentivo parlare molto di un certo Rodolfo Valentino, rubacuori italo-americano, famoso in tutto il mondo, e dai più grandi spesso sentivo dire “ quello lì… mi sembra di essere Rodolfo V…”, questa festa degli innamorati era poco conosciuta, date le ristrettezze economiche in cui versava il popolo italiano. Poi, nei primi anni del boom economico, ad opera di una grande casa dolciaria si seppe di San Valentino, festa degli innamorati; io in verità pensai che questo grande rubacuori fosse stato santificato. Ma la cosa mi pareva strana “ Uno che ha fatto soffrire d’amore tante donne può mai essere santificato? Ed allora mi sorse il dubbio e incominciai a porre mano alla enciclopedia . E finalmente scoprii che non si trattava del rubacuori Rodolfo Valentino, ma di un grande Santo: San Valentino da Interamna o da Terni (Nahars Interamna), il quale nacque a Terni nel 176 ca., appartenente a famiglia patrizia , convertitosi al cristianesimo e che nel 197 a soli 25 anni fu fatto vescovo di Terni.
S. Valentino fu grande predicatore e convertitore di anime e riuscì a convertire importanti uomini al suo tempo.
Nel 270 si recò a Roma chiamato da Cratone, famoso oratore greco e latino per predicare il Vangelo e convertire i pagani. Poiché la conversione di tanta gente dava fastidio all’imperatore Claudio 2° il Gotico, lo fece arrestare; ma Valentino non si arrese e tentò di convertire pure l’Imperatore, il quale lo graziò da sicura morte e lo affidò ad una famiglia patrizia.
Morto Claudio, gli successe Aureliano che riprese a perseguitare i cristiani e che lo fece arrestare.
I soldati lo prelevarono e lo condussero sulla Via Flaminia, dove dopo averlo flagellato lo decapitarono proprio nel giorno 14 febbraio del 273, nonostante avesse la venerabile età di 98 anni. Ecco di cosa era capace allora l’uomo!
Oggi san Valentino non è solo patrono di Terni e di numerose altre città e paesi d’Italia e del mondo, ma è venerato dalle tre chiese cristiane: cattolica, ortodossa e anglicana.
Ma perché San Valentino è stato dichiarato protettore degli innamorati? Innanzitutto perché egli amava tutti, era sempre allegro e predicava la pace; aveva convertito moltissime coppie di pagani; ma anche perché prima di morire aveva convertito due sposi.
E questo la dice lunga, altro che Rodolfo Valentino!
Ma anche nell’antichità gli innamorati avevano i loro protettori: i Greci avevano Eros e Venere, ma anche i romani avevano Venere, che fu chiamata Afrodite e Cupido ( l’una era l’elemento femminile, l’altro quello maschile); gli Egizi avevano Mehetueret (vacca celeste).
Certo oggi il concetto d’amore è cambiato: l’amore non è più quel sentimento profondo che ci conduce all’Eterno; sarebbe uno scandalo parlare di questo!
Però non mancano giovani che ancora credono nei principi sani, quelli che vogliono santificare l’amore.
Però nella storia, non sempre le coppie sono state formate dal sentimento nato spontaneamente e molti sono stati i fidanzamenti fatti per necessità, per sistemazione: pensiamo per esempio al Piccolo Imperatore, storia recentemente narrata in un film di successo del regista Bertolucci, dove i protagonisti sono uniti in matrimonio, quasi in fasce; e non è questo l’unico caso!
Nell’antica Roma molto diffusa era la forma di matrimonio chiamata coëmptio la quale, altro non era che una forma di vendita fittizia in cui il padre (pater familias) vendeva la propria figlia per emanciparla al marito, proprio come fanno ancora alcuni paesi africani, però, pure allora il matrimonio era preceduto da un certo periodo di fidanzamento, durante il quale, pur senza imporre particolari obblighi, alla, presenza di parenti ed amici (come testimoni) esso si celebrava e costituiva un impegno reciproco dei fidanzati a volersi rispettare vicendevolmente e già da allora si festeggiava con il pranzo di fidanzamento. Il fidanzato durante la cerimonia consegnava alla fidanzata dei regali più o meno costosi e un anello simbolico, probabile sopravvivenza del vecchio pegno della primitiva coemptio , forma di matrimonio tra patrizi e plebei, soppressa già dal 2° sec d.C., tramandataci da Plinio il Giovane.
Questo anello sia che fosse fatto di ferro rivestito in oro o fatto di oro come le nostre fedi, la fidanzata aveva cura di infilarlo seduta stante al dito sinistro : per questo oggi noi chiamiamo il “dito vicino al mignolo della mano sinistra” (anularuis) anulare.
Dopo il fidanzamento la donna andava a vivere un anno con il marito e dopo di che il loro matrimonio diveniva stabile e, nella casa, viveva alla pari con il marito.
Non mi prolungo oltre sul matrimonio dell’antica Roma, perché dovrei fare alcune precisazioni ed il discorso diventerebbe troppo tecnico, ma devo dire che dopo il 3° secolo, anche grazie all’opera del cristianesimo, poi il fidanzamento si è avuto in maniera come l’abbiamo conosciuto noi ai primi del secolo scorso.
Una volta erano i genitori a trattare i fidanzamenti e spesso contro la volontà dei figli, per cui poi si verificavano le fughe, i tradimenti, gli odi nelle coppie; però la maggior parte dei matrimoni funzionavano perché c’era un’altra morale a formare l’uomo; e poi ad aiutare l’afflatamento contribuivano pure i tempi, che erano quelli dei costumi castigati, per cui quando la scatola e lo zolfanello veniva poi messo l’un vicino all’altro scoccava la scintilla e quasi sempre anche la fiamma!
Ma torniamo al discorso. Le famiglie favorivano gli incontri tra amici organizzando festicciole in casa, cogliendo le occasioni più varie: le feste per l’uccisione del maiale, l’ultimo di carnevale con la rottura della pignatta, un compleanno; dove tutto si svolgeva sotto l’occhio vigile dei genitori, i quali durante le danze progettavano in mente loro i probabili accoppiamenti e i giovani, dal canto loro, ponderavano quale potesse essere il tipo o la tipa che più aggarbava.
E quando erano già fidanzati, con il cavolo potevano amoreggiare! C’era sempre di mezzo la mamma, il papà, il fratellino, la sorellina, proprio come ci descrive Renato Carosone in una sua bellissima canzone “Napoli a spasso”.
Però spesso i fidanzati trovavano il modo di farli fessi, giacché pure molti erano i casi di nascite settimine!
Oggi ci si innamora e disinamora con facilità, con leggerezza. I giovani dicono che si vivono storie d’amore; sì, gli amori sono storie, non sono più legami profondi che ci legano per tutta la vita. E se è vero che al settimo anno una volta si viveva la crisi, oggi le crisi sono tante e spesso si vivono al settimo mese! e così si passa da una storia all’altra con disinvoltura, per motivi spesso banali come per es. perché oggi il sugo non mi è piaciuto o perché non sono stato/a coccolato/a abbastanza.
Quindi senti dire spesso in giro quando due si lasciano “ho avuto una storia..” ma tutto è passato; ora esco con un'altra o con un altro ovviamente “, perché sia lui che lei la pensano così.
Ma può ridursi l’amore, quel nobile sentimento sul quale dobbiamo costruire la vita nostra, quel sentimento solido, grande a cui dovrebbe ispirarsi l’Umanità tutta per vivere in armonia “in questa bella famiglia di uomini e di animali e di piante” come definì un poeta questo mondo terreno ?
L’amore una storia, un’avventura... Avventura che spesso lascia ferite profonde in chi proprio non c’entra nulla: i figli.
La nostra vita, tra alti e bassi, è stata tutta tesa verso l’amore vero, che in effetti si traduce anche in patto di responsabilità, perché è di notevole importanza sociale. Io dico che:
L'amore è il sentimento più bello e intenso..
L'amore dona la felicità agli innamorati e agli amanti;
L'amore consola gli afflitti e i disperati;
L'amore fa diventare generosi gli avari.
L’amore avvicina a Dio e fa apparire bella qualunque giornata che deve passare.
L'amore riempie meravigliosamente una vita; che rincuora gli ammalati e gli emarginati;
L’amore addolcisce la disperazione e gli abbandoni.
Ma che cosa sostituisce l'amore quando l'amore non c'è?
C'è l'affetto e la solidarietà per gli altri che sono sentimenti nobilissimi e utili per tutti gli uomini. Quindi Caritas.
Un altro bellissimo sentimento è l'umiltà, che rende la vita semplice e buona, come fu la vita di San Francesco d'Assisi.
Ammiro l'umiltà di San Francesco che rivoluzionò la sua vita e donò speranza e gioia anche agli uomini anonimi, poveri, umili. Credo che ancora oggi l’umiltà e l’affetto donino bontà e sollievo agli uomini che vivono ogni giorno come se fosse il giorno più bello della loro vita.
L’umiltà rende la vita quieta e serena come sono i credenti così magnificamente descritti dal Manzoni nella sua stupenda poesia "Il Natale":
"L'angel del ciel, agli uomini
Nunzio di tanta sorte,
non dei potenti volgesi
alle vegliate porte;
ma fra i pastor devoti,
al duro mondo ignoti,
subito in luce appar."
Ma quale è il segreto per stare insieme tanti anni? Non so se io posso dirvelo perché voi lo sapete meglio di me, ma riflettendoci su io dico la pazienza, saper perdonare, saper ascoltare, e saper coltivare.: l’amore si coltiva: è come una rosa, bella profumata e... spinosa! .
Saper coltivare così come si coltiva l’amicizia: “ K’u dà e k’u tié la mecizia ze mantè; k’u tié e senza dà la mecizia ze ne va”, quant’è bello questo proverbio, possiamo applicarlo anche all’amore, solo che cambia l’oggetto dello scambio, che è più sentimento che materia.
“Lamore non è bello se non è litigarello” se è vero questo ecco che l’intelligenza ci deve far ricordare il proverbio precedente “ K’u dà e k’u tié …” e qui cambierei l’amore ze manté”.
Avete litigato? e non state lì a tenervi il muso per una settimana! Il più intelligente stenda per primo la mano: con una battuta allegra, con una carezza , con un bacio e tutto si riconcilia ed al resto il signor Letto penserà come Dio comanda!
Mi son venuti alla mente per caso questi proverbi, ed ho pensato a mettere insieme degli altri che riguardano l’amore, la donna, il matrimonio:
L’amore fa paré belle pur’u ciucce.
L’amore brucia, la mecizia renfresca; tutte e ddù fanne menì la pulmunita.
L’amore tann’è bèlle quann’è stuzzicarèll.
Quanne ddù ze vuonne, ciente ‘nce puonne.
Bèlle e brutte ze ‘nzorene tutte.
Bellezze ‘nzi a la porta, vertù ‘nzin’a la morte.
Bona maria, bona la via!
Chi tè marite viecche, càreca pepe!
U matremonie scatena sette demonie.
‘A femmene è com’u carevone: s’è stetate te tègne, s’è ‘ppecciate , te coce.
‘A femmene è com’a gatte: scéppe e fuje.
‘Allina ca nne féte sèmpe pullastra è!
Allina che nne ruspa ha già ruspate!
Amante fatte, amice perdute.
A védeve che ze ‘rremarite, ‘a penetènze nenn’è funite!
Quanne la femmena arriva a trent’anne, mette le sperune cumm’e u galle.
Quanne la femmena vo’, fa remané ‘ncantate pure u lupemenare.
Quanne la femmena nne vo’, manche u riaule ce po.
Quanne si’ gevenettèlla ti’ ‘a lenquela na pegnatella, quanne si’ mmaretate cacce a lenquela dènt’a pignate.
Se la zetèlla sapesse le guaje de la maretata, ze rumbarrije le cosse e starrija a la casa.
U marite princepe u fa la mugliera.
U prim’anne a core a core, u seconde a cule a cule, u terze a cauce ‘ngule.
U prim’anne spusate o mmalate o carcerate.
Vale cchiù nu marite sciancate che nu frate regnante.
Ed ancora questi in italiano:
Grande amore, gran dolore;
Il primo amore non si scorda mai;
L’amore di carnevle, muore a quaresima;
L’amore è cieco, ma guarda lontano;
L’amore fa passare il tempo, ma il tempo fa passare l’amore;
L’amore non si misura a metri;
Amore senza baci è pane senza sale;
L’amore è come la pioggerella d’autunno: cade piano piano, ma fa straripare i fiumi;
Amore che nasce da malattia, quando guarisce passa via;
L’amore è una pillola inzuccherata;
Amore onorato né vergogna, né peccato;
Chi soffre d’amore, non sente pena;
Amore e Signoria, non vogliono compagnia;
Per amore della rosa si sopportano le spine.
Mi avvio a chiudere ricordando che molte sono le collezioni di lettere d’amore lasciate da uomini e donne famose.
Però c’erano pure tanti giovani che non erano capaci di scrivere una lettera, o magari solo perché non avevano avuto occasione di doverla scrivere, cosa che accadeva spesso, invece, quando partivano per la ferma militare.
E questi come facevano? Ricordate quel film in cui Totò fa lo scrivano e con lui c’è Vincenziéllo, suo figlio : il film è Miseria e nobiltà , ebbene Totò è in strada con il suo bancariello, in attesa che passi qualcuno che si faccia scrivere una lettera per guadagnare qualche spicciolo. Quel mestiere nella prima metà del secolo scorso era abbastanza diffuso e allora un signore pensò bene di scrivere un libro di lettere a cui potessero ispirarsi i soldati e le altre persone innamorate.
Il libro si chiama Il segretario galante, io ne ho una copia rara e l’ho portata per mostrarvela e poi, se ne avrete voglia vi leggerò qualche lettera di dichiarazione d’amore.
Però adesso voglio leggervi qualche mia poesia inerente al tema.
Elenco delle poesie lette che possono essere consultate nelle sezioni di poesia dialettale e poesia in lingua:
La ‘ntratura, Tanemente, tu, a giugne, Nu ddù, Vulesse, Incanto, Ed è sera, Sera d’auste