Recensioni su " Il prezzo dell'amore

Il mondo meridionale e la sua componente socio-esistenziale nel rapporto conflittuale tra genitori e figli, con l’avanzare della civiltà delle macchine e la fuga dalle campagne verso i poli industriali del Nord, già ampiamente tematizzati negli anni Cinquanta- Sessanta, dal filone letterario, di rilevante capacità espressiva, con il romanzo di Levi e con la poesia di Scotellaro e di Pierro, sono riproposti, con diversa angolazione critica e narrativa, da Ugo D’Ugo, con il volume Il prezzo dell’amore , Edizioni Goliardiche, 2003, che è un lungo racconto-romanzo con il protagonista Antonio Tracanna, il quale vive la propria esperienza di uomo del Sud e di proprietario terriero, tra ambizione e idealità, riflessioni e analisi, che lo portano a confrontarsi con il nuovo corso della società borghese, aspirando ad una posizione sociale migliore attraverso gli studi universitari.
Su codesti parametri oggettivi trova spazio una storia d’amore conflittuale, in un Molise povero, dove i miti e le liturgie stagionali costituiscono l’essenza stessa di una comunità rurale che fa della terra, la culla e la tomba della propria vita: da qui tutta una serie di connotazioni ambientali e paesaggistiche, mentre si sviluppano, strada facendo, i sentimenti e le proporzioni culturali diverse, con cui l’Autore riesce a trasmettere un messaggio umano e morale, rintracciando un mosaico calcificato dal tempo e vivificato da una narrativa, al di fuori di ogni esplorazione linguistica di tipo autre, dove la memoria recupera i fatti e le figure del passato, tra realtà e tragedia.
Il titolo del volume Il prezzo dell’amore , già di per sé esplicativo, esemplifica e anticipa, in un certo senso, il flusso delle vicende, all’interno delle quali si evidenzia la struttura diaristica del racconto che accompagna l’inquietudine di un giovane attraverso le metamorfosi della vita.
 
 Mario M. Gabriele
                                                        * * *
Mi congratulo per l’ottimo lavoro che hai svolto con il libro “ IL PREZZO DELL’AMORE “.
Mi ha colpito il tratteggio sicuro e la profondità nel descrivere la situazione contadina del Molise negli anni 50-60.
La condizione femminile del periodo è sensibilmente ed abilmente narrata nella trasformazione operata in “Antonio Tracanna”.
Ti faccio di nuovo i miei più sinceri ed affettuosi auguri e nel contempo ti ringrazio per l’arricchimento di conoscenza arrecatami dalla lettura del libro.
 
Cb 18.09.2003

Enrica Freda

                                                         * * *
“ Il prezzo dell’amore “ è un libro la cui lettura risulta particolarmente piacevole e che offre importanti spunti di riflessione.
L’attaccamento che l’autore nutre per la sua terra di origine ed il forte legame con le tradizioni e la storia del Molise gli consentono di essere un attento conoscitore degli usi e dei costumi ed un affettuoso osservatore delle doti, ma anche della fragilità, dei suoi conterranei.
E’ una realtà povera quella descritta da D’Ugo, dove l’economia contadina permea la vita della comunità, le abitudini e le credenze.
Il perasonaggio di Michele Tracanna ed i componenti della sua famiglia vivono negli anni cinquanta, quando la miseria costringeva la popolazione a cercare fuori della propria regione possibilità di lavoro e di sopravvivenza. Il protagonista, un uomo scaltro ed abituato alla fatica, riesce a sollevarsi dalla povertà senza però avere la capacità di colmare il vuoto culturale e personale cui la sua condizione lo aveva costretto. La storia ha un epilogo felice grazie all’intervento di persone positive.
Dalla lettura del testo si rileva la notevole capacità espressiva dell’autore che descrive, con dovizia di particolari, la vita e le abitudini dell’epoca. Con saggia ed utile opera D’Ugo racconta la storia del territorio e delle sue origini; una scelta di grande valore poiché l’impatto con la modernità ed il miglioramento del tenore di vita, elementi che caratterizzano i nostri tempi, hanno determinato la perdita della memoria storica con il conseguente smarrimento, da parte delle giovani generazioni, delle tracce e del legame storico che alimentano il sentirsi parte della cultura popolare.
Il lavoro dell’autore nasce, certamente, dal bisogno di consentire una presa di coscienza dei significati e dei valori che costituiscono l’identità del popolo molisano. Il presente è frutto del nostro passato, ciò che è ormai trascorso continua a vivere in noi grazie alla sensibilità di coloro che avvertono la funzione vitale della memoria storica.
Ugo D’Ugo nella sua pregevole opera riesce, raccontandoci una storia agile e garbata, a recuperare e consolidare il ricordo storico e culturale della nostra terra.
L’insegnamento che si trae è importante e significativo: di storia e di tradizione si vive; senza la memoria, invece, il tessuto sociale si inaridisce e rischia di affondare nella banalità del presente.
 
Prof.ssa Angela Fusco Perrella
Presidente del Consiglio Regionale
Campobaso 5 settembre 2003


UGO D’UGO, “ IL PREZZO DELL’AMORE “ EDIZIONI GOLIARDICHE, TRIESTE
di Pasquale Di Petta
 
Questo romanzo ha una grande valenza sociale. L’autore s’immerge con sentita partecipazione nella descrizione del mondo contadino dal dopoguerra agli anni Settanta, quando l’ondata migratoria verso le Americhe e i paesi europei spopolò le campagne del Sud dell’Italia, creando l’arricchimento di coloro che ebbero la costanza di rimanere nei loro paesini e l’abilità di ricostituire il latifondo.
“ Il prezzo dell’amore “ è la storia di una famiglia di contadini formata dai genitori Michele ed Incoronata e dal figlio Antonio. Essi si consumano e si abbrutiscono nel lavoro dei campi dall’alba al tramonto per guadagnare e per comprare le terre lasciate dagli emigranti e diventare grandi proprietari terrieri. Non hanno finezza, non coltivano il contatto umano, non si arredano una casa per goderne gli agi, non cercano di emanciparsi.
La loro intelligenza e la loro scaltrezza sono protese unicamente all’acquisto di terre per soddisfare l’orgoglio di essere padroni e non più servi dei padroni, come Mastro don Gesualdo, personaggio creato da Giovanni Verga. E’ descritto con forti pennellate l’orgoglio di questi contadini intelligenti che riescono a mutare la loro posizione e ad imporsi all’attenzione di tutti per la ricchezza accumulata. Come pure marcata è l’ansia del riscatto, della rivincita ( il figlio del contadino che a scuola consegue risultati migliori del figlio del medico e del farmacista), dell’affermazione, di dover vincere a tutti i costi, di affermare la propria volontà.
Ma le terre ed i grandi raccolti non bastano al giovane Antonio per trovare una moglie capace di stargli accanto. Le ragazze, dopo i primi incontri, si allontanano da lui, perché non è raffinato, non sa comprendere l’animo femminile, si gonfia come il pavone parlando delle sue tenute, dei suoi modernissimi attrezzi agricoli, dei suoi raccolti abbondanti. Le ragazze amano la gentilezza, le parole dolci, la casa moderna e ben arredata, il mondo cittadino. Tutte cose che Antonio ritiene futili.
Però egli è intelligente e, illuminato dai consigli di un monaco e del suo vecchio insegnante, studia con profitto, si laurea, conquista quella cultura che lo ingentilisce anche nei costumi: è questo il prezzo che paga per trovare il vero amore. Finalmente capisce che la ricchezza non dà la felicità e rinnega, per l’amore di Giovanna, la ragazza che diventerà la compagna della sua vita, le idee arretrate e la brama di ricchezza inculcategli dai suoi genitori.
Ugo D’Ugo ripone grande fiducia nella cultura, strumento indispensabile di civilizzazione e di promozione sociale e la indica come un veicolo indispensabile per la democratizzazione delle masse e per il loro riscatto ed il rigetto di qualsiasi forma di dittatura.
L’impianto del romanzo è solido e la sua trama è avvincente. La forma è scorrevole. L’esposizione didascalica guida il lettore pagina dopo pagina, tenendolo con il fiato sospeso fino al termine della vicenda.
I personaggi sono tratteggiati con grande raffinatezza e conoscenza dell’animo umano e si muovono con sicurezza nel proprio ambiente ben studiato dall’autore.
Pagine bellissime descrivono la campagna nel mutare delle stagioni e le tradizioni contadine appartenenti ormai alla storia. Scene bucoliche rapiscono l’animo del lettore, facendogli dimenticare per un momento il fragore e l’affanno della città.
Tutta la storia fa riflettere e fa capire quali sono i veri valori della vita, ponendone all’apice proprio l’amore, quello vero, quello che incatena l’anima di coloro che si comprendono e si accettano senza condizioni.   
 
Recensione pubblicata su “ Casoria 2 “ settimanale di informazione di Domenica 13 febbraio 2003 pag. 20, rubrica:   “ La Recensione “



 L’Uomo e la bestia di Ugo D’Ugo (1)
(1) ( è il primo titolo dato a “ Il prezzo dell’amore ) –relazione precedente alla pubblicazione.
 
Il racconto della storia di Michele Tracanna, della moglie Incoronata e del suo figlio Antonio è avvincente e interessaaante, ricco di spunti polemici sulle condizioni di lavoro, sui comportamenti sociali, sui bisogni umani, sulla cultura e sulle idealità dei lavoratori della terra. Il titolo è tutto un programma. Certo è che il lavoro, se protratto così a lungo nella giornata finalizzato solo alla produzione e all’accumulo della ricchezza, è bestiale, abbrutisce e solo la cultura può mettere in luce le sue manchevolezze e può stimolare al riscatto, alla riscoperta e alla affermazione dell’umanità avvilita, la quale sposa gli ideali ai beni della natura rettamente finalizzati.
I personaggi vengono storicizzati perché calati in un ambiente del Molise interno del primo decennio del dopoguerra, quando i problemi della ricostruzione, i bassi salari, l’improduttività della terra, la mancanza di capitali, l’alto tasso di disoccupazione e la secolare divisione delle classi sociali hanno sconvolto gran parte della società contadina e dei signorotti locali.
Michele e Incoronata sono gli eroi che in un ambiente ostile e scarsamente produttivo si sono costruiti dal nulla una ricchezza enorme con un lavoro bestiale, ma sono le vittime inconsce di tale vicenda. La loro ricchezza, le loro fatiche non hanno mai incrinato i loro sentimenti di umanità, i loro affetti, la loro religiosità. Se l’avarizia di Michele e la trascuratezza di Incoronata causate dai suoi eccessivi carichi di lavoro ci sono stati, nessuno ha mai protestato; anzi nessuno ci ha fatto caso. Hanno voluto lavorare tanto, convinti così di agire bene. Ma ciò ha tolto loro il tempo di dedicare a sé stessi, al loro decoro, al loro benessere, alla educazione del figlio. E questi, loro degno rampollo, solo tardi, dopo le delusioni amorose e il dialogo spassionato con padre Crisostomo e coll’antico maestro ottantenne, si è potuto destare, sfoderando un coraggio sovrumano per ricominciare una vita nuova all’insegna della cultura e così facendo è riuscito a ritrovare l’amore per Giovanna.
Però ci sono conclusioni troppo amare. Antonio ha superato lo stato bestiale, ha ritrovato l’uomo che è in ognuno di noi, ma sembra che tradisce i sacrifici dei suoi genitori, senza i quali non avrebbe potuto progredire fino a tanto e sembra che tradisce anche i suoi ideali culturali se “ la contrada torna ad essere un covo di bestie”. La morte dei due genitori è liquidata con troppo poche parole.
Per quanto riguarda la lingua va detto che l’autore mistifica, senza nessun distinguo, il vocabolario della lingua nazionale e quello della lingua locale e così spesso lo fa anche con le strutture

 

Leo D’Ugo 

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