I falò e la loro origine

Categoria: Tradizioni e prodotti Pubblicato: Sabato, 19 Gennaio 2019 Scritto da ugo

  I falò e la loro origine

La Luce è la cosa più cara che l’uomo abbia avuto in dono e gli occhi, lo strumento in grado  di guardare intorno tutto ciò che viene illuminato.

Di questo prezioso bene l’uomo ha preso coscienza sin dall’antichità e da sempre ha creduto che la stella che a noi permette di vivere, cioè il Sole, fosse un Dio.

 Il sole, Ra per gli Egizi, era considerato dio da molti popoli.

E molti popoli per ingraziarsi questo dio benevolo accendevano fuochi propiziatori quelli primaverili, di ringraziamento quelli estivi ed invernali.

Questo, da sempre.

Non so perché o non ricordo per quale capriccio, poi, Zeus ce l’abbia tolto. Ma, si narra in una leggenda, che ce l’abbia restituito Prometeo, rubandolo a Zeus perché fosse giusto ridarlo agli uomini che ne avevano bisogno veramente. Zeus, furibondo, punì pesantemente Prometeo, legandolo ad una rupe nel Caucaso, dove un’aquila, quotidianamente, gli mangiava il pezzo di fegato che ogni notte gli ricresceva. E per fortuna sua, di Prometeo,  l’aquila è un rapace diurno.

Nell’antica Roma già dal II sec a.C. troviamo che molti patrizi  praticavano il culto del dio Mitra, culto che ci arrivò dall’Asia Minore, molto probabilmente secondo alcuni, dalla Persia, culto che aveva al centro della adorazione la figura del Sole.

Molti  templi dedicati a Mitra furono eretti nell’Impero; questo per farvi capire quanta diffusione ebbe questo culto.

Ebbene già dal 1° sec a.C a Roma si celebravano i festeggiamenti di fine anno per ringraziare gli dei per l’abbondanza del raccolto e il 25 dicembre si festeggiava il  Sol invictus  .

Allora si credeva che gli astri fossero dei e il nostro astro, il Sole, nel periodo del solstizio d’inverno combattesse con gli altri astri e, credendo che lo scemare della luce dipendesse dal suo arretramento, per aiutarlo a non cadere sotto l’orizzonte, accendevano fuochi propiziatori in modo che la luce vincesse sulle tenebre. Da qui i grandi falò di dicembre. (Agnone, Oratino, ad esempio).

Allora il Cristianesimo non esisteva, ma i fuochi sì, non solo quelli del fine anno, ma anche quelli del carnevale e primaverili che erano riti propiziatori e quelli estivi che erano sia propiziatori che di ringraziamento.

Nel 1° e 2° sec. d.C. da un piccolo nucleo iniziale che attecchì con immensi sacrifici e persecuzioni, si sviluppò il Cristianesimo che ebbe vita dura fino a quando salì al soglio imperiale Costantino il Grande. Però i cristiani non festeggiavano la natività del Cristo, ma la morte, cioè la Pasqua, perché ritenevano che la morte del Cristo era stata importante per la salvezza dell’umanità. Ma già nell’antico Oriente alcuni popoli festeggiavano   il battesimo di Gesù il 6 gennaio, altri il 11, altri il  13 gennaio che coincideva con lo sposalizio di Maria. Ricordo l’alessandrino Basilide, che festeggiava il 6 gennaio; questi  pensavano che il Cristo-Dio si fosse manifestato nel mondo solo con il battesimo. E da qui la festa dell’Epifania,

Dopo tutto, il Cristo era nato secondo molte testimonianze il 28 marzo, altre sostenevano il 19 aprile, altre ancora il 2 aprile. Ma per molti cristiani era importante la predicazione, il pensiero del Cristo che aveva salvato l’umanità e quindi fosse giusto celebrarne in luogo della nascita fisica, quella della manifestazione spirituale del Cristo perché il suo Verbo ha salvato l’umanità ed era giusto che questa festa si celebrasse nel giorno più importante  per i festeggiamenti dell’Impero: il 25 Dicembre. Ma a questo ci arriveremo tra un poco. Infatti

Dobbiamo arrivare alla metà del 4° sec. d.C. perché i cristiani festeggiassero la nascita di Gesù il 25 dicembre. Primo documento storico certo è datato l’anno 336.

Ma prima di questa data ci fu una bella e lunga discussione tra i vertici ecclesiali perché chi la voleva e chi non.

Ma a spingere la questione furono in molti, principalmente fu che i cristiani, cresciuti di numero a dismisura, grazie alla protezione di Costantino il Grande, temevano che il Culto di Mitra, diffusissimo nell’Impero fosse pericoloso concorrente per il cristianesimo. Da qui l’impegno della Chiesa di Roma a contrapporgli una festa di luce : quella di Gesù luce per illuminare le genti. Tra i padri della chiesa che più s’adoprarono a sostituire al culto del Mitra  quello del Natale cristiano ricordo Sant’Ambrogio che contrapponeva alla Luce del Sole quella del Cristo, nuovo sole ; e Sant’Agostino che esorta ad adorare  non il Sole, ma quello che lo ha creato.

Questo per quanto riguarda il fuoco del Natale. Ma via via i cristiani come si appropriarono delle usanze del Sol invictus, si appropriarono anche di quella del Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio; quello di San Giuseppe  che era considerato il giorno del ciocco sacro, dove ognuno poi andava a prelevare una paletta di fuoco benedetto da portare nelle case perché il focolare non fosse mai spento; quello di San Giorgio ad aprile; quello di san Giovanni a Giugno; quello dell’Assunta ad agosto. Ed altri che per questione di tempo non mi soffermo.

Curiosa la leggenda del fuoco di S.Antonio Abate:Fuoco.di Sant' AntonioFuoco.di Sant' Antonio

Si vuole che il Santo, prima di divenire tale, facesse il porcaio; viveva nel deserto e Lui andava in giro sempre accompagnato da un maialino, appoggiandosi ad un bastone di Ferula. Poiché gli uomini avevano freddo e non possedevano il fuoco, lui decise di fare una capatina al centro della terra dove il fuoco era custodito dai diavoli. Egli si presentò alla porta dell’Inferno, bussò e chiese di entrare; ma i diavoli videro subito che lui era un uomo buono e risposero che per lui non c’era posto, ma avrebbero accettato volentieri il maialino. Allora sant’Antonio fece entrare il porcellino, il quale, appena fu dentro, mise a soqquadro tutto l’inferno, dando un bel da fare ai maledetti demoni. Questi si arrabbiarono e corsero alla porta, richiamandolo e chiesero a lui di riprendersi il maialino. Sant’Antonio appena entrò toccò la bestiolina con il suo bastone e l’animaletto fu subito quieto. Il Santo chiese allora di poter stare un poco a riscaldarsi e i diavoli acconsentirono,  purché consegnasse loro il bastone.  Essi presero il bastone e lo poggiarono vicino al fuoco, ma, nello stesso momento il porcellino tornò a mettere in subbuglio l’Inferno, scatastando legna ed ogni arredo infernale. I diavoli non sapendo più che fare restituirono il bastone al Santo e gli intimarono di riprendersi il porcellino e di uscire immediatamente dall’Inferno.

Sant’Antonio appena fu fuori, prese ad agitare in aria il bastone, roteandolo al di sopra della testa, il quale, essendo di legno ferula, quindi cavo all’interno, sprigionò le tantissime scintille che s’erano infilate all’interno, dando così il fuoco a tutta l’umanità. Ed ecco perché il fuoco di sant’Antonio abate, che si festeggia il 17 gennaio.

  

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